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Un anno senza Luca. Memoria attiva di Attanasio e fermo impegno di verità

E’ passato un anno dalla tragica morte di Luca Attanasio, Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Democratica del Congo, ucciso in un agguato nei pressi della città di Goma assieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista del Programma alimentare mondiale Mustapha Milambo. La commozione per la loro perdita è ancora viva in tutti noi.

In questi 12 mesi sono state migliaia le testimonianze di vicinanza e i messaggi di cordoglio per Luca. Chi ha avuto la fortuna di incontrario ne conserva un ricordo speciale. Era una persona solare e generosa, un diplomatico brillante, appassionato del proprio lavoro, sempre curioso e pronto al dialogo. Lo dimostrano la passione e il coraggio con cui ha affrontato tutti i suoi incarichi, a Roma come all’estero, spesso in luoghi lontani e difficili. All’Africa ha dedicato quasi la metà dei suoi 20 anni di carriera diplomatica, tra Casablanca, Abuja e Kinshasa, dando prova di tenacia e versatilità non comuni. In riconoscenza del servizio esemplare prestato da Luca, lo scorso dicembre gli ho conferito il titolo onorifico di Ambasciatore. L’orgoglio e la riconoscenza dell’Italia nei suoi confronti sono stati confermati dal presidente Mattarella, che gli ha conferito la Gran Croce d’Onore dell’Ordine della Stella d’Italia.

Questo Ministero continua a rendere omaggio alla memoria di Luca: lo scorso dicembre abbiamo intitolato a lui la sala dove ogni anno i giovani candidati alla carriera diplomatica sostengono l’esame orale finale. In questa sala dove tradizionalmente si formalizza l’assunzione al Ministero degli Esteri anche Luca ha compiuto il primo passo della vita diplomatica. Vogliamo che sin dal loro primo contatto con la Farnesina le nuove generazioni di diplomatiche e diplomatici possano trarre ispirazione dalla sua esperienza ed essere accompagnati dal suo sorriso.

Abbiamo dedicato alla memoria dell’ambasciatore Attanasio anche il piano di promozione economica e commerciale per le imprese italiane in Africa sub-sahariana, che nasce anche da sue proposte, e le borse di studio per l’anno accademico 2021-2022 per studenti provenienti da Marocco, Nigeria e Repubblica Democratica del Congo. Due iniziative in linea con la storia professionale di Luca, che si è sempre ispirato ai valori di giustizia, inclusione sociale e amicizia tra popoli. Nella sua carriera si è quotidianamente impegnato per le persone più vulnerabili, realizzando assieme alla moglie Zakia iniziative, come la Fondazione Mama Sofia, volte a consentire alle persone di vivere con dignità.

La dedizione dell’ambasciatore Attanasio nei confronti del continente africano rifletteva bene l’impegno dell’Italia verso l’Africa, che passa tradizionalmente dalla cooperazione allo sviluppo, ma anche da un rinnovato impegno politico, sintetizzato nel documento strategico “Il Partenariato con l’Africa”, che la Farnesina ha pubblicato nei 2020. Nel solco di quel documento, alla terza Conferenza ministeriale Italia-Africa “Incontri con l’Africa” dello scorso 7-8 ottobre abbiamo riaffermato i legami con il Continente, ospitando a Roma ministri di Paesi africani, Organizzazioni regionali, personalità del mondo pubblico e privato per discutere nuove iniziative per rafforzare il nostro partenariato, in particolare su temi cruciali quali la transizione energetica, le energie rinnovabili, i cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile.

Per continuare a onorare la memoria di Luca Attanasio e far sì che la sua instancabile dedizione continui a ispirare la nostra azione, penso che l’impegno a continuare a investire energie e risorse per aiutare l’Africa a crescere e a svilupparsi in modo sostenibile e in linea con le sue potenzialità sia il modo migliore. Assieme a tutto il personale della Farnesina, che per molti anni è stata la casa di Luca, mi stringo di nuovo con affetto alla moglie Zakia, alle figlie, ai genitori e alla sorella. Accanto alla nostra azione per portare avanti l’impegno diplomatico in cui Luca credeva, faremo ogni sforzo, come cittadini e come rappresentanti delle Istituzioni, per arrivare alla verità sulla sua morte e su quelle di Vittorio lacovacci e di Mustapha Milambo. Lo dobbiamo a loro e alle loro famiglie. Lo dobbiamo a tutti coloro che ogni giorno, con passione e dedizione, si mettono al servizio dell’Italia, in patria e all’estero.